Due medici in Francia
Molti amici, conoscenti, parenti, sono incuriositi circa la nostra emigrazione all’estero.
In parecchi chiedono come ci si organizza, quali sono le pratiche da fare, quali i vantaggi e quali gli svantaggi.
Visto che le cose da dire (e da fare) sono veramente tante, mettetevi comodi, prendete carta e penna e iniziate a prendere appunti su quello che c’è da sapere e da fare.
Introduzione – La Francia non è l’Italia
I due paesi hanno entrambi origine neolatina della lingua e nei comportamenti oltre che nelle abitudini, per esempio, enogastronomiche.
Il più grande sbaglio che un italiano compie quando viene a stare qua è pensare che alcuni dei modi di fare tipici degli italiani si replichino anche in Francia.
E su questo (per fortuna o purtroppo per molti) c’è da dire che non c’è niente di più falso.
La vita pubblica
Cominciamo con la vita pubblica e la partecipazione (per esempio) ai concorsi.
In Francia non esistono concorsi in ambito sanitario.
Esistono colloqui individuali dove ti “vendi” per chi sei e cosa sai fare.
Dopo di che sei in gioco solo con te stesso senza nessun “santo” che ti protegga.
La stessa responsabilità in Francia è individuale, ovvero qui c’è una grande cultura del “chi fa cosa”.
Se quindi chi legge pensa che in Francia si possa “barare” ai concorsi o “nascondersi” in alcuni processi clinici niente di più sbagliato.
In Francia chi lavora ha precise responsabilità di fronte alla legge e nessuno può scaricare la propria responsabilità a qualcun altro.
Ho voluto subito mettere in chiaro questo perché a volte vedo italiani che cercano di replicare l’italianità anche nelle relazioni sociali, finendo poi per ritrovarsi depressi, perché “non si sentono a casa”.
In Francia se sei bravo non fanno affatto fatica a dirti “bravo” o “grazie”, ma fanno anche altrettanto alla svelta a trovare un responsabile, senza perdersi nei meandri italiani dove è sempre colpa di tutti e di nessuno.
Quindi il primissimo consiglio che mi sento di darvi è: andate in profondità in voi stessi, fatevi un esame di coscienza e chiedetevi come siete.
Se avete sempre vissuto cercando “scorciatoie” la Francia non è il paese che fa per voi.
Il salario
Lo stesso per il sistema salariale.
Si è vero: in Francia i salari sono più alti.
No, non è vero che ti ricopri di soldi.
Se pensate di venire in Francia per il salario leggete attentamente quanto segue.
Il sistema globale salariale francese si basa su due/tre cardini:
- Un tasso di corruzione più basso di quello italiano. In Francia si aggira sul 9%, in Italia è pari a circa il 25%.
Questo vuol dire che in Italia 1 persona su 4 che incontrate è corrotta (ovviamente nel senso più ampio del termine: dall’evasione sulle tasse al tagliare la coda di qualsiasi cosa si abbia bisogno).
In Francia trovate un corrotto ogni 10 persone.
- Le pensioni in Francia sono pagate da quelli che sono a lavoro.
- La sanità la pagate direttamente in busta paga.
Gli ultimi due punti costituiscono le cosiddette cotisations, che vengono applicate sul lordo.
Una volta pagate quelle avete un nuovo lordo sul quale pagate le tasse.
Capite bene che così facendo lo stipendio si assottiglia.
Il punto centrale in Francia però è duplice: lo stato ti rende quanto hai versato in servizi (come la sanità, sostanzialmente gratuita quando ne hai bisogno).
Lo stato ti premierà con una pensione che per un medico significa averla circa 8 anni prima rispetto all’Italia.
Questi due aspetti necessitano quindi che il nuovo cittadino immigrato partecipi alla cosiddetta coesione sociale.
Tanto è vero che in Francia esistono anche politiche che mirano alla immigrazione (lo vedremo nei prossimi capitoli).
Se invece appartieni a coloro che pensano di andare a Dubai e prendere 20.000€ al mese ti ricordo che sono totalmente lordi, che dopo due mesi che vivi li devi iscriverti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) e che quindi perdi (per esempio) l’assistenza sanitaria in Italia per… riceverla a Dubai.
Vero che un medico può accedere a pacchetti assicurativi con e senza franchigia (si paga fino al 25% della prestazione), resta il fatto che il paese manca di equità, coesione sociale, e vi ricordo che il codice di condotta è ovviamente più rigido della Francia.
E poi vi spoilero una cosa… per attività non internistiche in Francia il salario rispetto a Dubai è più alto. Un chirurgo oculista arriva tranquillamente a un milione di euro annui. E sei in Europa.
Per altre professioni più normali come internista, geriatra, nefrologo, gastroenterologo, ecc… più o meno gli stipendi sono almeno 3 volte quegli italiani oltre al fatto che i servizi sono sostanzialmente gratuiti, hai libertà di movimento e di idee.
A Dubai no.
Quindi anche qui ti devi porre una domanda: sono io del sesso giusto per andare in un paese musulmano? Voglio guadagnare “meno” per sentirmi più sicuro qualsiasi cosa accada rispetto a dover fuggire in fretta e furia nel caso abbia necessità sanitarie o quando sono in fondo alla vita lavorativa non godo di pensione data dallo stato?
Europa e paesi orientali sono due realtà distinte ed ognuno deve fare le sue valutazioni personali.
Terza premessa: il cibo e il bere.
Gira e rigira gli italiani cadono sempre lì.
Cominciamo col dire che in Francia trovi tutto quello che trovi in qualsiasi supermercato italiano.
Aggiungiamo che in Francia ci sono molti ristoranti e pizzerie italiani.
Quello che però c’è di bello (e che vi consiglio) è che la Francia, a mio avviso, è l’unico altro paese al mondo, insieme all’Italia, dove si mangia e si beve bene.
Aggiungo che la cucina francese deriva direttamente da quella toscana del Rinascimento.
Non a caso qua trovo spesso piatti a base di cinghiale, cacciagione, volatili di vario tipo… come in Toscana.
Certo che se in Francia cerchi la “pasta ‘ncasciata” e dici che “le melanzane come le fa mamma non le fa nessuno”, forse per te è proprio da rivedere globalmente l’idea di espatriare.
Sul vino poi niente da dire: da toscano mi sento serenamente di affermare che l’enologia francese è avanti rispetto a quella italiana.
E prima che qualcuno, leggendomi, mi tacci di esterofilia, vi informo che nel 2024 sono capitato in una locanda a Mersault (Borgogna) dove tutti gli anni si reca il l’enologo di Casa Antinori (Sassicaia) per prendere spunti e aggiornamenti.
Giusto per dire.
E se qualcuno esalta la bollicina italiana vi basti sapere che dalle nostre parti abbiamo da fare ancora molta strada visto che le bollicine da queste parti le fanno dal 1200 e che sono rimaste tutte in capo a piccole aziende e non a spumantifici dove è la quantità a prevalere sulla qualità.
Al di là quindi delle lecite partigianerie va però detto (e me lo concederete) che questo punto va decisamente messo in secondo piano se decidete di emigrare negli USA, in Germania o in Gran Bretagna. Lì saranno cazzi vostri.
Ecco si può serenamente dire che in Francia non vi mancherà nulla.
Quarta premessa – i Francesi
Gli italiani hanno costruito una serie di miti negativi sui francesi. Gli italiani pensano che i francesi siano spocchiosi, fanno finta di non capirti quando gli parli in inglese, sono nazionalisti, ecc…
Cominciamo col dire che di France ne esistono 3: Parigi, l’esagono, l’oltremare.
Parigi non è la Francia.
C’è un detto popolare in Francia: “Parisien, tête de chien, Parigot, tête de veau !”
è una filastrocca molto comune in Francia usata dai francesi contro… i parigini.
“Parisien, tête de chien”: il parigino “formale”, cittadino modello… ma paragonato a una testa di cane, quindi visto come spregevole o fastidioso.
“Parigot, tête de veau”: il parigino “vero”, rozzo, provinciale travestito da elegante, ma con una testa da vitello: simbolo di stupidità o testardaggine.
Il doppio insulto colpisce sia il parigino snob (Parisien) che quello più popolare e ruspante (Parigot).
Ecco: il resto della Francia non sono i Parigini.
Noi abitiamo nel Var (regione Provenza Alpi Costa Azzurra) e vi garantisco che da queste parti le persone sono affabili, educate, cercano di aiutarti quando vedono che sei straniero (provando anche a dire qualche parola in italiano), sorridenti.
Tutti aspetti che nei parigini stereotipato non ci sono.
“Fanno finta di non capirti quando gli parli inglese”.
Provate a fare una decina di volte questo esperimento in Italia: provate a parlare inglese alla cassiera del supermercato, a un insegnante, anche a un medico, a un vigilante e così via.
Fate proprio finta di essere inglesi.
A quel punto scoprirete che siamo un popolo ignorante e… lo sono anche i Francesi (ma pensa te).
La cosa buffa è che nel sud a scuola molti studiano l’italiano, quindi sarà più facile per voi trovare francesi che parlano un italiano azzoppato piuttosto che l’inglese.
Veniamo al “sono nazionalisti”.
Per un francese la nazione non è un concetto di territorio ma un concetto filosofico scritto nel motto della Repubblica: liberté, egalité, fraternité.
Se aderisci a questi tre principi cardine sei francese a tutti gli effetti.
Se intendi cambiarli o contestarli cominciano i guai.
Racconterò delle storielle divertenti in merito ai primi mesi passati a lavoro qui quando cercavo di imporre dei modi di fare normali in Italia, inaccettabili in Francia: il controllo del prossimo.
L’autodeterminazione qui ce l’hanno nel DNA: non gliela devi toccare.
Conclusione
Se sei arrivato fini qui e queste quattro premesse pensi che per te non siano un problema, prosegui pure nella lettura.
Rimboccati le maniche e preparati.


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